Quando nel gennaio del 1899 sì sparse la notizia che quattro condannati erano evasi dal cellulare di Gerace, un fremito di spavento si propagò nei monti della Calabria; vecchie reminiscenze ritornarono nella mente, e la fantasia ricostruì il quadro truce dei briganti di una losca leggenda. Dopo quasi mezzo secolo di una vita quieta e tranquilla, gli animi di questa popolazione, nel pensare all’apparizione dello spettro del brigantaggio, invasi dalla paura, rivedevano nei boschi dell'Aspromonte ricomparse le figure intrise di sangue di quei feroci masnadieri che chiedevano la borsa o la vita. I più vecchi, che già ai mesti pensier della tomba schiudevano la mente, erano stati testimoni oculari di quelle tragedie di sangue, scorgevano, come in un sogno penoso, legati e mani e piedi da Peppi Lampo, Bruno Attinà ed Antonino Romeo, Pronto alla gora di un torrente, D. Scipione Pannuti col cappello a tricorno nell'accampamento di Pullio, in attesa che la sua famiglia mandasse il riscatto di 1000 ducati, e D. Lorenzo Romeo fuggire lacero e contuso attraverso i boschi, dopo aver lasciato in potere dei briganti una mula ed una giumenta e gli oggetti che portava dalla fiera.
VILLA SAN GIOVANNI – Grande festa di compleanno per gli ottanta anni di Suor Marietta Romeo, calabrese di Roccaforte del Greco, che oggi svolge la sua opera religiosa presso l’istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Villa San Giovanni. La grande festa ha preso l’abbrivo alle ore 18:00 in oratorio, con la lettura della parola da parte di padre Roberto della parrocchia dell’Immacolata. Suor Marietta, sorpresa per l’evento organizzato in suo onore, non ha esitato a manifestare la sua immensa emozione. Tutti i convenuti hanno lavorato alacremente e di nascosto per organizzare la festa a sorpresa. Già da qualche giorno, tutti i laici che frequentano l’oratorio, hanno cercato di nascondere i preparativi per la grande giornata. Sempre in sordina, sono stati contattati tutti i parenti della suora che oggi vivono tra Melito e Roccaforte, per invitarli a partecipare. Persino da Pomigliano d’Arco (Na), sono giunte persone che hanno conosciuto Suor Marietta durante i suoi sessanta anni di vita ecclesiastica passata al servizio di quei bambini che frequentano i “cortili educativi” degli oratori.
Sei un lungo nastro di tanti colori
come collana adorni cielo e monti,
appari a volte, e solo quando piove
e a sostare a lungo ti confondi.
La tua bellezza è molto affascinante
che ognun certo incantato resterà;
nel mentre che ti osservan tanti e tanti
la tua presenza squaglia e se ne va.
Mia vecchia casa,
ho nostalgia di te.
Ricordo con amore ogni angolo,
ogni cosa.
Il fuoco del camino
i vetri appannati
attraverso i quali guardavo
il volteggiare festoso dei fiocchi di neve.
Un'intervista con Musolino - Roghudi, 29 settembre 1900 (D. Nucera Abenavoli) — Io non conoscevo Musolino se non per nome quando il dodici dello scorso marzo — allora Musolino non aveva acquistato la triste nomea del brigante — cinque giorni dopo ch'egli aveva avuto il conflitto con la forza pubblica in Africo si presentò improvvisamente a me che mi trovavo in campagna. Entrò e mi disse salutandomi e sorridendo: «Io sono il brigante.» Pareva che volesse dire: voi mi credevate un mostro e invece ecco qua un uomo come gli altri. Gli domandai che volesse ed egli mi pregò di scrivergli una lettera pei giornali allo scopo di giustificarsi dell'uccisione del carabiniere Pietro Ritrovato commessa da lui la mattina dell'otto marzo. Gliela scrissi: e fu la lettera che apparve nella Tribuna del 28 marzo...
Le origini della Torre di Ptelea sono incerte. Infatti non ci sono documenti o reperti che attestino con certezza la presenza dell’uomo nella zona in un periodo precedente al Medioevo. Le prime notizie risalgono al 1050 e si riferiscono al monastero di Santa Marina che pagava un canone di 7 taria per la proprietà di beni situati a Ptelea ed esattamente nel luogo detto Kountos. Secondo quanto riportato da Don Domenico Spanò verso il 1300 fu edificata una chiesa in sostituzione di quella adiacente l'abbazia che venne demolita. Con l'istituzione della Commenda nel 1462, per volere di Pio II venne data a Giovanni Gregorio de Bertrand, morto il quale, fu affidata nel 1533 al cardinale Cristofaro Iacovacci. Successivamente l’abbazia e la Chiesa di S. Maria di Pletea vennero assegnate a Pietro Antonio Blanca.
Paolo Perpiglia nacque a Roccaforte del Greco il 12 marzo del 1893. All'età di 17 anni emigrò negli Stati Uniti. Infatti nel maggio del 1910 si imbarcò dal porto di Napoli sulla nave Principe di Piemonte e arrivò a Ellis Island il 16 maggio. Dopo tanti anni di duro lavoro tornò in Calabria per una breve vacanza. Durante il suo soggiorno nella terra natia si distinse per un gesto di straordinaria generosità raccontato con grande dovizia di particolari dalla Gazzetta del Sud del 26 maggio 1969. - Dopo due accurate visite nel giro di pochi giorni, quando l'infermiera ha annunziato” scusi professore, c'è di là il signor Perpiglia che le vuole parlare”, il prof. Panuccio si è quasi seccato. Le due visite potevano essere sufficienti e il sanitario ha pensato” cosa vuole ancora?”. Poi, quando ha visto il signor Perpiglia con una busta in mano, ha pensato ancora “ Vorrà darmi il solito qualcosa per il disturbo” “anche se gli ho detto che non voglio nulla”.
Don Domenico Spanò si prodigò tantissimo durante l’opera di soccorso, l’Arcivescovo d’Arrigo lo nominò suo rappresentante, riuscì ad aprire al culto la prima chiesa riunendo i sacerdoti della diocesi. Recuperò gli arredi sacri e gli oggetti di valore appartenenti alla Chiesa e ad altre istituzioni che consegnò al Vescovo dopo aver stilato un regolare inventario. Per delega del commissario straordinario dei soccorsi Tenente generale Francesco Mazza accudì gli orfani delle vittime del terremoto. Di seguito viene riproposta integralmente una lettera di Don Domenico Spanò relativa al terremoto di Messina che chi scrive ha ritrovato presso l’Archivio della Curia Arcivescovile di Reggio Calabria
Il 29 novembre 2016 aprirà al pubblico la mostra sugli Internati Militari Italiani a Berlino presso il Centro di documentazione sul lavoro forzato di Schöneweide Si tratta di una mostra che avrà carattere permanente e che potrà essere visitata tutti i giorni della settimana, lunedì escluso, negli orari di apertura del Centro di documentazione ossia dalle 10:00 alle 18:00. Sarà esposto anche il documento “Numerone di partenza” appartenuto a Guido Sergi, cittadino roccafortese, deportato nei lager nazisti e destinato al lavoro coatto per l'economia di guerra nell'ultimo conflitto mondiale e insignito della medaglia d'onore nel 2013. Il giorno prima dell'apertura al pubblico, il lunedì 28 Novembre, si terrà la cerimonia di inaugurazione alla presenza dei Ministri degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ed italiano Paolo Gentiloni. Alla suddetta cerimonia è stato invitato il nipote Guido Sergi in rappresentanza della famiglia Sergi. Guido Sergi, dopo il servizio di leva conclusosi il 5/07/1937, fu richiamato alle armi il 1° settembre 1938 e assegnato il giorno successivo alla 10°compagnia sanità .
Il 24 Maggio 1915 l’Italia entrò in guerra a fianco dell’Intesa. Dal 1915 al 1918 circa tre milioni di italiani combatterono in trincea e circa 650.000 soldati lasciarono la vita sul campo di battaglia. Molti giovani di Roccaforte risposero alla chiamata alle armi e partirono per il fronte. Per alcuni purtroppo fu una partenza senza ritorno e Roccaforte pagò il suo triste tributo alla patria con 34 morti.Infatti persero la vita Domenico Angelone, Francesco Angelone, Antonino Attinà; Giuseppe Attinà, Tommaso Attinà, Francesco Cento, Francesco Cento, Giuseppe Cento, Domenico Iaria, Giovanni Iaria, Pietro Iaria, Santo Iaria, Giuseppe Maesano, Francesco Modaffari, Sebastiano Modaffari, Domenico Nucera, Francesco Nucera, Giuseppe Pangallo, Giuseppe Pitasi, Antonino Romeo, Pietro Romeo, Rocco Romeo, Rocco Sergi, Antonino Sgro, Fortunato Sgro, Francesco Sgro, Antonino Spanò, Giuseppe Spanò, Pasquale Spanò,Tommaso Spanò, Antonino Squillaci e Leo Stelitano. Ventisei anni la vita media dei caduti. Si va da Giovanni Iaria che aveva da poco compiuto i diciotto anni , fino a Francesco Sgro e Leo Stelitano morti a 39 anni. La classe più "decimata" fu quella 1896 che perse 5 giovani di età compresa fra i 19 ed i 23 anni. Gli ultimi caduti sul campo prima dell'armistizio furono Rocco Sergi, Fortunato Sgro e Leo Stelitano i quali morirono il 27 ottobre del 1918. Il maggiore numero di vittime si ebbe nel 1917 con 10 morti. I suddetti soldati sacrificarono la loro giovane esistenza persuasi di contribuire al miglioramento delle condizioni materiali e morali dell'Italia . Tre di loro si distinsero in modo particolare tanto da essere decorati con la Medaglia d'argento e la Medaglia di Bronzo al valor militare.
Il 13 novembre del 1911 il brigadiere Giovanni Rapanà, comandante della stazione di Roccaforte, in seguito a delle segnalazioni di alcuni cittadini , avviò un'indagine per accertare se il parroco Don Domenico Spanò avesse commesso il reato di appropriazione indebita di una campana. Lo stesso giorno il brigadiere Rapanà, insieme al carabiniere Noria Gavino e alla guardia campestre Palamara Agostino, si recò presso la frazione Torre per interrogare alcuni abitanti. Ascoltarono la Sig.ra Pangallo Ippolita di anni 54 la quale dichiarò “ un giorno che non ricordo, ma certamente nei primi giorni di ottobre venne il fratello dell'arciprete Domenico Spanò di nome Francesco e portò dentro un sacco una campana che restò in uso a questa chiesa.” Palamara Costantino, fattore del podere, di anni 57, rese la seguente testimonianza “ io sono venuto a conoscenza a mezzo della voce pubblica che il fratello dell'arciprete Domenico Spanò, a nome Francesco, una mattina che non posso precisare, però certamente nel mese di ottobre, portò in questa frazione una campana che poi rimase per uso di questa chiesa”. Vennero ascoltati anche Sergi Rocco, Angelone Pietro e Velonà Antonino. Dopo aver effettuato il sequestro della campana, il cui valore economico si aggirava intorno alle 100 lire, il Brigadiere denunciò Don Domenico Spanò all'autorità giudiziaria per violazione degli articoli 419 e 63 del Codice Penale per avere convertito a profitto una campana di cui, per ragione del suo ufficio, era consegnatario del patrimonio religioso del comune di Roccaforte del Greco e il fratello Francesco per complicità nello stesso reato.
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